Gothic & Dark Age

ode on the wall

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fallenangel
view post Posted on 4/11/2006, 18:29




Sono consapevole che questo è ciò che verrà.
Dopo tutte le ore passate.
Accarezzo il manto lucente della belva che si agita dentro di me.
Le sue zanne e la saliva, tutto pronto a gustare il sapore della carne viva.
Nella mia testa la voce continua imperterrita a chiamare.
Riesco a riposare solo per un istante. Fili d’erba nel prato della mia esistenza.
E sento il respiro di quell’animale.
Le sue pupille si aprono su di me. Le conosco da molto.
Le scruto.
Come loro fanno con me.
Non ho potere su di lei. Nessun guinzaglio. O catena.
Esce ed entra in me come il vento che attraversa la pianura.
Ma non ho paura. Non più.
Sento scorrere su di me le gocce della consapevolezza del rivestimento che passerà.
Pezzi di una coscienza che vacilla.
Pioggia infetta.
Fragilità e follia.
L’affezione è un sentimento che brilla come un’ alba.
Osservo da innumerevoli notti.
Sono madida di questa estrema consapevolezza.
Adesso il cammino si apre.
Passi felpati al suono di un ricordo pieno di polvere.
Le ragnatele dell’anima.
Quella piccola materia inerme e irregolare.
Silenziosa. Ma le parole non si fermano.
Sentimenti e colori opachi nella nostalgia che si affievolisce senza affanno.
La porta si chiude alle spalle.
Avrò tutto il mio materiale.
E le frustate saranno come ogni volta senza nessuna pietà.
Sta godendo del suo pasto. E del mio cuore.
La sento su me. Anche con gli occhi chiusi per non vedere.
Ma conosco ogni movimento. Ogni gesto.
La voce me li descrive.
Con dovizia di particolari. Come li sento in me.
Un animale che si muove sul terreno che è familiare.
Io sono il burattinaio. Le mie bambole fatte di timbri lucenti.
Tante piccole gemme come costellazioni sul tessuto della mia voracità.
Linee che corrono alla ricerca dell’origine.
Un paradigma irregolare e finito.
Un canto che non ha né inizio né fine.
Si ripete in osservanza di ogni lacrima di rassegnazione e speranza spezzata.
Innumerevoli le volte.
Nella testa un ticchettio irregolare e sconnesso.
Il sollievo non giunge comunque in quel gesto ripetitivo.
Come un ingranaggio difettoso dentro la testa.
Questo spezza il momento. E non si chiude.
Quando in fine è sazia i brandelli sono sparsi a terra.
L’ansia si rarefa. Come l’aria nei polmoni del mondo che è intorno.
Guardo ciò che resta come se non fosse mio.
Privo di senso o ragione. Così come appare.
Ogni volta.
E alle mie spalle il fiato gelido di chi attende una rivincita.
Il sorriso beffardo e sicuro che congiungerà tutto.
Senza alcun fremito o pulsione aspetta. Matrigna.
Nel feretro rigido di un avvenire spezzato.





 
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