| Amy Lee rappresenta una valida e interessante alternativa a questo mondo di pseudo-popstar che puntano molto sull’immagine e troppo poco sulla voce.
Perché è affascinante, ha una personalità non indifferente, ha carisma da vendere e una voce angelica che, pur senza sfociare in virtuosismi eccezionali, riesce ad emozionare come raramente capita di sentire nelle cantanti del suo genere.
Amy Lee è la frontwoman degli Evanescence, il gruppo dark rivelazione dell’anno scorso, che si è ritrovato al centro di un successo internazionale grazie all’intensa “Bring Me To Life”, canzone tratta dall’album “Fallen” e finita nella colonna sonora di “Daredevil”.
Gli Evanescence sono sì un gruppo, ma chi si ricorda è indubbiamente Amy.
Tutto ha inizio dall’incontro tra Amy Lee e Ben Moody, ormai ex chitarrista della band. I due si conoscono ancora ragazzini ad un campo estivo, e Ben resta piacevolmente stupito da Amy che canta “I Would Do Anything For Love” dei Meat Loaf accompagnandosi al piano.
Amy ha alle spalle una solida base di studi classici, e suona molto bene il pianoforte, ma i suoi gusti e l’avversione per la rigida disciplina della musica da camera la spingono verso altri lidi. E la direzione è già prevedibile se si pensa che la sua canzone preferita è il “Requiem” di Mozart …
Gli Evanescence nascono come gruppo molto vicino al rock di matrice cristiana che tanto va di moda negli Stati Uniti. Nei primi demo della band ci sono cori, organo, e l’atmosfera che si respira è quella di una chiesa misteriosa; anche “Origin” (2000), album di esordio degli Evanescence uscito in edizione limitata e ora pressoché irreperibile, trasudava gotico da ogni nota.
Amy ha invece voluto dare una svolta più ‘laica’ alla musica degli Evanescence, lasciando comunque qua e là in “Fallen” riferimenti ambigui (come in “Tourniquet”, canzone sul suicidio e sulle problematiche che concernono la religione al riguardo ma anche sulla droga) e un pastoso sapore di misticismo.
Un sound particolare che lei stessa definisce non gothic, ma dark, e che molto deve alla ricchezza evocativa della voce di Amy, che si aggrappa soave eppure piena di vita e di forza alle note cupe e corpose delle chitarre, e che grida parole di tormento e tribolazione.
Una musica teatrale. Come teatrale può definirsi la stessa Amy. Che già da bambina voleva che sua madre chiamasse la polizia dicendo che la sua piccola era morta, e che andava agli incontri con l’amichetto Ben vestita con l’abbigliamento più stravagante che riusciva a recuperare in giro.
Problemi di abbigliamento Amy li ha tuttora, dato che come lei stessa, ammette fa fatica a trovare nei negozi dei vestiti che facciano al caso suo. E per ovviare a questa frustrazione Amy si è ingegnata e ha pensato di imparare a fare tutto da sé, disegnando e talvolta cucendosi i vestiti.
Gli abiti di scena del video di “Going Under”, ad esempio, sono opera di Amy, così come l’eccentrico trucco di scena, che mira a mettere in risalto gli splendidi occhi della Lee.
“Mi piace mescolare i generi: rock (metallo, catene e cose di questo genere) e fantasy (cose attinenti al mondo delle fate, molto in stile vittoriano). E soprattutto mi metto quello che mi piace. Sai perché? Perché sono una rockstar, e quindi posso permettermi di farlo!”.
E da buona rockstar inquieta, è turbolenta anche la sua vita privata. Prima la relazione con il chitarrista Ben Moody, andatosene l’anno scorso dalla band senza mai realmente spiegare le sue motivazioni. E ora Amy che fa coppia fissa con Shaun Morgan, cantante dei Seether, con i quali ha inciso anche la bellissima “Broken”.
La figura che ne esce è quella di una ragazza che racchiude in se mille contraddizioni: contraddizioni di colori, di atteggiamenti, di sensazioni. Contraddizioni che attraggono, che affascinano.
Eterea, eppure concreta. Sfuggente, ma anche senza mezzi termini. Luminosa, e allo stesso tempo oscura. Fragile, e al contempo vigorosa.
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Gothic & Dark Age 
Evanescence
Posted on 10/11/2005, 16:54
